1955-1965 – La Cgil nello scenario locale
Nel 1961 la provincia ha 256.790 persone (130.030 donne), ma la popolazione considerata attiva è di 125.297 individui al 77% maschi, di cui in “condizione professionale”: 122.611, tra cui il 23% sono donne.
Gli addetti risultano: in agricoltura 41.041 individui (89% maschi); nelle industrie 48.339 (79,5% maschi); in altre attività 38.231 (64,6 maschi)
Sono in cerca di prima occupazione 2.686 persone, e la popolazione “non attiva” è di 131.493 persone, di cui 77,33% donne (secondo il censimento la “popolazione non attiva” comprende anche le casalinghe, gli studenti, gli ammalati, i bambini e ragazzi in età. fino a 14 anni)
8197 sono complessivamente gli analfabeti, 13581 i laureati per metà maschi, 182923 con la sola licenza elementare, di cui 89.000 circa maschi.
Il “boom economico” stenta ad affermarsi localmente: lo spostamento di popolazione attiva dall’agricoltura all’industria è significativo ma insufficiente a dare lavoro a tutti, mentre il commercio all’ingrosso al consumo rimane affidato ad una sola catena distributiva in città, la Upim. Drammatica è poi la situazione di “inattività” femminile: le donne sono totalmente impegnate nei lavori di cura della casa e della famiglia, impiegate nei lavori a domicilio e irregolari.
Si sviluppano in particolare la meccanizzazione dell’agricoltura, con nuovi investimenti produttivi notevoli sia per quantità che qualità (motofalciatrici, mietitrebbiatrici, etc.) e l’edilizia, sia per quanto riguarda le grandi infrastrutture viarie, sia la demolizione e costruzione di edifici in città. Si provvede alla costruzione di nuovi ponti, viadotti, all’asfaltatura delle strade più importanti e alla realizzazione di nuove autostrade, con un imponente sviluppo totale di chilometri della rete. Partecipano alla ripresa le società di autotrasporti, in particolare quella dell’ingegner Laviosa che riesce a sostituire tutti mezzi andati completamente distrutti per la guerra con nuovi autobus, a potenziare le linee che servivano la provincia e i collegamenti con la Lombardia e la Liguria. Altrettanto fa la Sea, diretta emanazione della Sift che aveva gestito molte linee dei tram a vapore. Nel 1957 viene inaugurata la nuova stazione di piazza Cittadella.
Il nuovo Piano regolatore della città avviato nel 1949, ma che diviene operativo nel 1957 e le decisioni delle amministrazioni a guida democristiana portano a importanti interventi di demolizione di antiche chiese e palazzi per far posto a nuove opere edilizie, dando il via ad una cementificazione del territorio non contrastata da alcuna opposizione.
L’andamento della disoccupazione registra una sensibile diminuzione pari a 2500 unità se si confrontano i dati al 31 dicembre 1952 con quelli aggiornati al 31 dicembre 1957. I consumi beneficiano dell’aumento del reddito medio per abitante, che passa da 209.405 lire nel 1952 a 258.631 lire nel 1956.
Almeno fino alla metà degli anni Sessanta la Federbraccianti della Cgil è la categoria più forte e più numerosa in provincia di Piacenza, un territorio con un’economia ancora prevalentemente di tipo agricolo dove il sindacato era presente quasi ovunque con i suoi capilega.
In queste fotografie degli anni Cinquanta ci sono alcuni tra i protagonisti della Federbraccianti di Piacenza di quell’epoca, tra cui il segretario Arturo Bianconi, il responsabile braccianti per la CGIL Carlo Roda e Giuseppe Carini. Nella foto scattata all’interno della stalla si vedono anche Amerigo Clocchiatti e il capolega di Podenzano Luigi Bertoni.
Negli anni Sessanta il fenomeno dell’emigrazione sia all’interno sia all’estero, oltre al pendolarismo verso le zone vicine economicamente più sviluppate, si concretizza in un progressivo impoverimento delle energie lavorative della provincia piacentina: soprattutto l’agricoltura, pur potendo contare su ordinamenti produttivi moderni e adeguate produttività nelle zone di pianura relative al 27 % circa della superficie agraria, registra nel territorio collinare e montano un accentuato esodo di popolazione. Per quanto riguarda la produzione industriale, la provincia piacentina basa il suo sviluppo su alcuni ben specifici settori: quello conserviero (con fabbriche come la De Rica e la ICA che negli anni Sessanta ricopre circa il 40% della lavorazione del pomodoro sul territorio), che dopo una drastica riduzione delle attività e delle esportazioni a causa della concorrenza estera opera un salto di qualità con l’allungamento del ciclo produttivo, ma anche quelli caseario, edile e dei materiali da costruzione (laterizi e cemento). In questi anni si sviluppa anche il settore meccanico che occupa il 25% della manodopera locale e prosegue positivamente l’attività in altri settori con industrie come l’ACNA, polo chimico della Lanerossi.
Per la Cgil il 1956 è un anno significativo: a livello locale viene inaugurata il 2 giugno la nuova sede della Camera del Lavoro, situata in via XXIV Maggio (dove tuttora si trova).
Lo slogan “Il ritorno in fabbrica” lanciato dalla Cgil nazionale per segnare la ripresa sindacale della seconda metà degli anni Cinquanta si traduce a Piacenza (dove la Camera del Lavoro è guidata da Amerigo Clocchiatti dal 1952 al 1957 e poi da Mario Bottazzi dal 1957 al 1961) nel rinnovo dei contratti collettivi di lavoro nazionali e provinciali di 28 categorie (per citare alcuni esempi la Petroltubi nel settore petrolifero, Astra nel settore meccanico, la Carenzi nel settore metalmeccanico), oltre che nell’aumento di salari e stipendi e nel miglioramento di alcuni istituti normativi (ferie, indennità di anzianità, lavoro straordinario, minimo di cottimo) per i pubblici dipendenti.
Gli anni Sessanta, dal 1961 al 1968, vedono il sindacato piacentino guidato da Arturo Bianconi: al suo fianco, nella segreteria, si trovano figure storiche della CdL come Giuseppe Contini, presente già nella prima segreteria guidata da Podestà, o Giordano Persicani che diventerà poi presidente della Provincia o Albano Riboni che sarà sindaco di Rottofreno, ma anche volti nuovi come il futuro deputato Carlo Cerri o come il futuro segretario generale della Fiom Fausto Vigevani (in segreteria dal 1963).
Anche a Piacenza, come nel resto d’Italia, l’unità sindacale fa progressi spinta soprattutto dalle decisioni dei metalmeccanici in tema di autonomia e politica economica. Nel novembre 1962 la categoria riesce a ottenere il riconoscimento della contrattazione integrativa attraverso la firma di un protocollo d’intesa con l’Intersind (l’organizzazione che rappresentava nelle trattative le aziende dei gruppi statali IRI ed EFIM). Questa vertenza rappresenta il prodromo delle forti contestazioni dell’autunno caldo che vedono manifestare fianco a fianco lavoratori e studenti a cui si accompagnano le vittorie sindacali, fra il 1968 e il 1969, sulla riforma delle pensioni e sull’abolizione delle differenze salariali tra le varie zone del Paese.
Uno sguardo al decennio dal punto di vista degli orientamenti politici conferma l’impressione di una politica al traino delle dinamiche nazionali e rallentata dall’arretratezza imprenditoriale locale.
La tornata elettorale del 1956 vede le forze di sinistra rimettersi alla guida di 23 amministrazioni: la Dc, che resta il primo partito in città con il 32% dei voti, dà vita a 16 giunte monocolore, 5 coalizioni con il Psdi, una con il Pli e una con il Psdi e il Pli, perdendo però ben 9 amministrazioni comunali.
Viene eletto sindaco Angelo Virgilio Faggi, già sindacalista ed esponente nel dopoguerra del Partito Socialdemocratico. Il mandato di Faggi tuttavia ha breve durata: alla sua morte il 6 gennaio 1957, è l’avvocato Montani a prendere il posto di primo cittadino.
Presidente della Provincia, nelle elezioni del 1956 diventa l’avvocato Alfredo Conti, esponente della sinistra del Partito popolare perseguitato dai fascisti come esponente del Partito Popolare e ora rappresentante della DC.
Il 25 maggio 1958 vede svolgersi le elezioni politiche con un nuovo successo anche a Piacenza dei partiti centristi: eletti al Senato sono i democristiani Alfredo Conti e Giovanni Braschi, nel collegio di Fiorenzuola; riconfermati alla camera Francesco Marenghi e Amerigo Clocchiatti con una percentuale di votanti tra il 98,5% in città e del 93% in provincia e un aumento complessivo di consensi ai partiti di centro e ai socialisti. Presidente della Provincia per il passaggio di Conti al Senato, è eletto il compagno di partito avvocato Franco Giacoboni.
Nel 1960, le nuove elezioni comunali e provinciali vedono la partecipazione del 94,84% di votanti in città è del 91,11% in provincia: la Dc torna a dominare il quadro amministrativo provinciale con 22 giunte monocolore e 12 con innesti alternati di socialdemocratici e liberali. Il Pci elegge 8 sindaci. A Piacenza nel 1961 viene eletto sindaco il democristiano Alberto Spigaroli, che nel 1963, con l’elezione in Senato, lascia la carica di sindaco a Giovanni Menzani.
Presidente in Provincia diviene Antonio Molinaroli, che nel 1962 chiama nella sua amministrazione i socialisti, in coerenza con il passaggio al centrosinistra a livello nazionale.
Solo nel ’62, a Piacenza, l’ingresso dei socialisti nelle amministrazioni apre alla speranza di interventi a sostegno delle lotte dei lavoratori che allineino il territorio a quanto avvenuto nel resto della Regione, dove il socialismo municipale attento ai bisogni collettivi, erede delle antiche tradizioni solidaristiche frena in parte i guasti della modernizzazione economica priva di democrazia sociale.
Nelle elezioni politiche del 1963 a Piacenza vengono eletti al Senato Alberto Spigaroli, già sindaco di Piacenza e di nuovo l’avvocato Alfredo Conti, entrambi democristiani, oltre che il socialista Carlo Giorgi il mitico maestro perseguitato dai fascisti agli inizi degli anni ‘20.
Nel 1964 la Dc resta da sola alla guida di 16 amministrazioni, per la confluenza di Dc, Psi e Psdi, mentre le giunte di sinistra resistono al governo di 8 comuni. Per la prima volta il Pci si ritrova a guidare 4 giunte monocolore. Sindaco di Piacenza diviene il socialdemocratico Giovanni Cerlesi, mentre in giunta entra per la prima volta anche una donna, Ida Paola Masera.
Bibliografia, sitografia, archivi
Camera di Commercio, Industria e Agricoltura Ufficio Provinciale di Statistica Piacenza, Indici della vita economica della provincia di Piacenza. Anni 1962-1957, Tipografia Maserati, Piacenza, 1957
Camera di Commercio, Industria e Agricoltura Ufficio Provinciale di Statistica Piacenza, Bollettino del Consiglio provinciale dell’economia di Piacenza 1957-1958,, Piacenza, 1958
G. Mazzocchi, Riflessioni sullo sviluppo dell’economia piacentina, in “Piacenza Economica”, n. 9, 1958
G. Mazzocchi, La Cassa di risparmio di Piacenza e l’economia della provincia: 1861-1961, Tipografia Scotti, Piacenza, 1961
Censimento generale della popolazione (15 ottobre 1961), Volume 2 “Dati riassuntivi comunali e provinciali su alcune principali caratteristiche strutturali della popolazione: sesso, età, istruzione, attivita economica”, Ed. 1963 (Biblioteca Digitale ISTAT | 2: Dati riassuntivi comunali e provinciali su alcune principali caratteristiche strutturali della popolazione : sesso, eta, istruzione, attivita economica)
Camera di Commercio, Industria e Agricoltura Ufficio Provinciale di Statistica Piacenza, Lineamenti economici e prospettive di sviluppo della provincia di Piacenza, Giuffrè, 1964
G. Magistrali, Gli amministratori locali nella provincia di Piacenza dal 1946 al 1970, Tesi di laurea, Università degli studi di Milano, 1989, (in deposito tutelato presso l’Isrec di Piacenza)
I. Legranzini, Il ceto politico municipale di Piacenza dal 1946 al 1990: un’analisi empirica, Tesi di laurea, Università degli studi di Pavia, 1992, (in deposito tutelato presso l’Isrec di Piacenza)