1975-1990 – La Cgil e lo scenario generale
Negli anni Settanta il terrorismo “rosso” assume particolare virulenza accanendosi in particolare contro l’area progressista e riformista (il caso più clamoroso è il rapimento e l’assassinio di Aldo Moro nella primavera 1978) e non risparmia neanche le fabbriche, dove ha trovato pericolose nicchie: nel gennaio 1979 le Brigate rosse uccidono un lavoratore e sindacalista metalmeccanico della Fiom, il genovese Guido Rossa. Nella seconda metà del decennio affiorano allarmanti difficoltà di rapporto tra sindacato e il mondo giovanile e studentesco, interessato da fenomeni di radicalizzazione estrema nel 1977. Emblematica è la violenta contestazione al comizio di Luciano Lama all’università di Roma nel febbraio 1977. Per il sindacato, appare sempre più difficile rappresentare un mondo giovanile in gran parte esposto alla disoccupazione e all’assenza di prospettive per il futuro.
Sul piano internazionale, alla fine del decennio si apre un periodo di tensione tra Est e Ovest che porta con sé lo spettro di una guerra nucleare. Nel 1979 in Europa si svolgono le prime elezioni per il Parlamento europeo; viene creato lo Sme, il Sistema monetario europeo, che consente alle monete della comunità di “fluttuare” nei cambi entro una banda mobile.
Gli anni Ottanta si aprono con la “marcia dei quarantamila”, quando migliaia di impiegati e quadri della FIAT sfilano per le strade di Torino in segno di protesta contro i picchettaggi che impedivano di entrare in fabbrica durante lo sciopero, segnando una grave divisione tra i “colletti bianchi” e le maestranze dei lavoratori. Cambia il quadro politico: il Psi diventa l’ago della bilancia di ogni possibile coalizione (il governo Craxi avvia i propri lavori nell’estate del 1983). Il conflitto tra i due maggiori partiti della sinistra storica raggiunge toni esasperati, con pesanti ripercussioni nel sindacato, specie nella Cgil. Nel 1984 la spaccatura diventa verticale – da un lato la componente comunista, dall’altro la Cisl, la Uil e la componente socialista della Cgil – in seguito all’accordo separato del 14 febbraio, con il quale il governo Craxi, per fronteggiare l’inflazione, stabilisce un ulteriore taglio della scala mobile, assecondato dalla politica di concertazione messa in atto da Cisl e Uil. Contro il decreto del governo, la Cgil scende inutilmente in piazza con 1 milione di persone.
L’epoca del “liberismo selvaggio”, che in Occidente ha i suoi massimi campioni nei governi di Ronald Reagan negli Stati Uniti e della signora Thatcher in Gran Bretagna, ha come conseguenza l’abbattimento delle tutele sociali e la marginalizzazione dei sindacati.
In Italia l’inflazione supera il 20% e, in un panorama di pesante recessione internazionale, dilaga la disoccupazione. Le aziende ristrutturano e si rinnovano a ritmo accelerato, crescono le eccedenze di manodopera, la cassa integrazione diventa un mostro assistenziale divoratore di risorse. Si diffonde una maggiore sensibilità per i temi del degrado ambientale e dei rischi connessi all’utilizzo dell’energia nucleare, anche a causa del moltiplicarsi di gravi incidenti (Cernobyl in Unione Sovietica, aprile 1986), che portano in Italia al referendum per la chiusura delle centrali nucleari, rispetto al quale, seppure in modo problematico, prevale l’orientamento antinucleare del sindacato.
Intanto si rifà vivo il terrorismo, rosso e nero; la strage neofascista alla stazione di Bologna nell’agosto 1980, con 85 morti e 200 feriti è il crimine più grave.
Nel 1989 crolla il mondo comunista, con la caduta del Muro di Berlino, la riunificazione della Germania dell’anno successivo e la fine dell’Urss nel 1991. Gli ex paesi comunisti iniziano un difficile percorso di trasformazione del mercato in senso liberista, che dovrebbe condurre anche alla democrazia, mentre si chiude la lunga stagione della “guerra fredda” con imprevedibili cambiamenti negli scenari geopolitici.
In Italia, i congressi del Pci decidono per il cambio di nome in Pds (Partito Democratico della Sinistra) nell’ottica di favorire una riunificazione delle forze governiste della sinistra.
Nel 1988 e fino al 1994 diventa segretario generale della Cgil Bruno Trentin che ricompone la frattura sindacale, stipulando nel 1992 insieme con CISL e UIL uno storico accordo sulla politica dei redditi, che pone fine al sistema della scala mobile, ritenuta come causa della forte inflazione, e che rappresentava un meccanismo di adeguamento automatico dei salari al costo della vita. Subito dopo la firma, Trentin si dimette dalla segreteria della CGIL, alla cui guida viene sostituito due anni dopo da Sergio Cofferati.
(Sintesi da diverse fonti bibliografiche generali)