1955-1965 – La Cgil nello scenario generale
La meccanizzazione, elemento trainante dello sviluppo, trova la sua fonte essenziale di finanziamento nel piano dodecennale del 1952, che prevede prestiti e mutui per l’acquisto di macchine agricole di produzione nazionale e anch’essa va a discapito della possibilità di intervento della Cgil. Il più grosso istituto di credito chiamato a elargire i finanziamenti è la Federconsorzi del di Paolo Bonomi (nata nel 1892 a Piacenza per associare i Consorzi agrari e con ruolo fondamentale nell ammodernamento delle pratiche agrarie attraverso le Cattedre ambulanti, fascistizzata dal regime e rinata nel ‘48 come società privata che gestisce il denaro pubblico), che gestisce, tramite la federazione, strumento di controllo esclusivo della DC, la vita quotidiana dei contadini, i loro acquisti e le loro vendite e, con la Federazione Nazionale Coltivatori Diretti, ha il controllo sull’applicazione delle leggi per l’assistenza mutualistica e la pensione minima di vecchiaia dei contadini, istituite tra il 1954 e il 1957. I diritti elementari assumono così le forme di privilegi generosamente concessi, stabilendo legami forti di dipendenza e clientelismo. Le campagne dell’Italia settentrionale sono le prime ad avvertire i mutamenti e l’agricoltura qui conosce i maggiori crolli nelle regioni che erano rimaste più tenacemente e intensamente rurali: Veneto ed Emilia Romagna, dove gli occupati nell’industria, per la prima volta, superano quelli nell’agricoltura. Quello dei ripetuti straripamenti del Po è una delle pagine nere dell’agricoltura e della malagestione italiana dove i lavori compiuti hanno il carattere dell’inutilità e dell’irrazionalità.
Una colossale sperequazione tra guadagni delle industrie e scatto salariale, la repressione delle lotte sociali, l’anticomunismo in chiave antisindacale costituiscono il corollario del “boom economico” e definiscono il perimetro entro il quale deve muoversi la Cgil.
I primi anni Sessanta sono caratterizzati anche da profondi mutamenti culturali, trainati dal pontificato di Giovanni XXIII e dal Concilio Vaticano II, che innesca un forte movimento di riforma e di apertura. Sul piano internazionale, al “disgelo” segue la “distensione” tra Est e Ovest, con Kennedy e Kruscev, mentre i paesi del “terzo mondo” si vanno liberando dai vincoli coloniali. Ma è una stagione di breve durata. Il 3 giugno 1963 muore Giovanni XXIII, cui succede Giovan Battista Montini con il nome di Paolo VI; il 22 novembre viene assassinato a Dallas il presidente americano Kennedy. L’anno dopo in Urss viene destituito Kruscev, sostituito da Leonid Breznev. Nello stesso anno sbarcano in Vietnam i primi marines americani e comincia la “escalation” militare ordinata dal presidente Johnson.
In questi anni di aspro scontro politico, la Cgil interpreta e vive una profonda trasformazione, a partire dalla sconfitta nelle elezioni per il rinnovo della Commissione Interna alla FIAT, nel marzo del 1955, allorquando la FIOM CGIL diventa il secondo sindacato a vantaggio della FIM CISL, reagendo con una profonda riflessione delle ragioni della grave sconfitta, a prescindere dalle condizioni di difficoltà in cui i suoi dirigenti e i suoi militanti hanno dovuto agire: i licenziamenti, le discriminazioni, le scomuniche, le difficoltà a trovare lavoro che hanno colpito i suoi attivisti. Si ammette l’errore di aver trascurato il rapporto fra condizione operaia e processo tecnologico, sottovalutato il controllo operaio sul ciclo produttivo, l’eccessivo accentramento della strategia sindacale e la necessità di far diventare la contrattazione aziendale uno strumento nuovo e più elastico dello scontro di classe. Importanti anche i tentativi di liberarsi da un troppo stretto collateralismo politico, sebbene frustrati dal Partito comunista, come quando a livello nazionale il sindacato condanna l’invasione sovietica in Ungheria, trovandosi contrapposto al Pci nel sostegno agli insorti.
Bibliografia
J Torre Santos (a cura di), Il sindacato nell’Italia del secondo dopoguerra, Unicopli 2008
M. Pistillo, Giuseppe Di Vittorio, Lacaita, 1987